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Ibra sì, Ibra no: il Milan ha bisogno di ricostruire

19 Novembre 2019 da Arturo Calcagni

Un anno fa il coro era quasi unanime “Ibrahimovic ha firmato con il Milan, a gennaio sarà rossonero”. Poi non se ne fece nulla e Gattuso, privato di un fuoriclasse come Higuain, si ritrovò a Milanello due giovani dalle ottime promesse ossia Piatek e Paquetà. Quest’anno però, la storia potrebbe andare diversamente: Boban e Maldini si stanno muovendo seriamente, ma sottobanco, per poter riportare sotto la Madonnina il fuoriclasse svedese, sette anni dopo un addio che segnò anche la fine del grande Milan.

Un fuoriclasse un po’ stagionato, verrebbe da dire, a guardare la carta d’identità del campione nato a Malmo il 3 ottobre del 1981. 38 anni sono tanti per un professionista che vorrebbe giocare ancora ad alto livello, ma i numeri stanno ancora dalla sua parte come dimostrano i 52 gol realizzati in 56 presenze con i Los Angeles Galaxy. Certo, la realtà americana non è una delle primissime al mondo anzi, ma da questo dato possiamo già trarre una indicazione chiara: in un club di medio-alto livello in Serie A Ibrahimovic potrebbe ancora risultare il migliore della rosa.

E ci duole constatare che, per vari fattori (lo dice anche la classifica), il livello attuale del Milan è proprio quello: un club di medio-alta classifica, ben lontano dai fasti di una volta.  Sotto l’aspetto tecnico, quindi, l’arrivo di Zlatan potrebbe essere una manna dal cielo per cercare di raddrizzare una stagione che appare buttata già a fine novembre. Ne beneficerebbe anche Pioli, che avrebbe così al suo fianco una spalla sui poter contare sempre, capace anche di rimettere in riga uno spogliatoio con alcuni calciatori non da Milan.  

Se per il presente non ci sono dubbi, la domanda resta una: il ritorno di Ibrahimovic è utile per il Milan del futuro? A nostro giudizio no. E vi spieghiamo perché. In una stagione ormai compromessa (il ritorno in Europa in questa stagione è pura utopia, anche con Ibra) crediamo sia più intelligente costruire per il futuro piuttosto che mettere l’ennesima pezza per coprire un buco sempre più grande. Sfruttare eventuali occasioni a gennaio (solo calciatori funzionali e futuribili) e tre colpi d’esperienza (non per forza over 30) a giugno: deve essere questo il piano del Milan per poter tornare in Champions nella stagione 2020/2021.

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